Fabuland

L'importanza dell'ortografia, Di tutto un po'

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view post Posted on 28/10/2015, 19:12
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Carissimi,
ecco un altro pillolone che potrebbe tornare utile a qualcuno, e forse a nessuno. ;)

Torniamo a... scquolla


Ortografia è
... cura dell'aspetto.

La buona ortografia è come la cura della persona: genera credibilità e fidelizza il lettore in poche righe, fin dall'incipit.
A monitor, o su altri display grafici, presi da mille attrattive simultanee, la concentrazione in lettura è fragile, e andrebbe temprata con una scrittura "normale".
Che cos'è?
Si tratta della scrittura che troviamo nei libri di rispetto, sede in cui l'ortografia sfiora o raggiunge la perfezione.

Parliamone
Le congiunzioni
che terminano con E accentata meritano tutte il segno acuto:

poiché
perché
nonché
benché
giacché
allorché
affinché
ancorché
anziché
fuorché
finché
[... ...é]

Ahimè, esclamazione, merita un'eccezione: il suo accento è grave.


Qual è la forma corretta?
sì: perlopiù (consigliato)
sì: per lo più (ugualmente corretto ma meno efficace per l'immediatezza grafica)

sì: perlomeno (consigliato per l'immediatezza grafica).
sì: per lo meno (ugualmente corretto ma meno efficace per l'immediatezza grafica).

sì: tantomeno (consigliato)
sì: tanto meno (più arcaico ma ugualmente corretto).

sì: meno male
no: menomale

sì: ce n'è, ce n'era, ce n'erano
no: ce nè, cenera, cenerano
no: ce né, cen'era, cen'erano

sì: qual è, qual era
no: qual'è, qual'erano
no: qualè, qualerano

sì: ventenne
no: vent'enne

sì: vent'anni
no: ventanni

sì: tutt'al più
no: tutt'alpiù
"ni": tuttalpiù (sconsigliato: ugualmente corretto ma raro, desueto).

sì: un altro (altro è maschile e, senza alcuna elisione, merita l'indeterminativo tronco: un).
no: un'altro
sì: un'altra
no: un altra (altra è femminile, dunque occorre l'elisione tramite apostrofo).

sì: un'eco (eco, provenie dal nome della semidea Eco. Il fenomeno della rifrazione acustica mantiene, in suo onore, il femminile. Eco, a causa del suo eccessivo e malefico spettegolare, fu punita dal padre, che dapprima voleva renderla muta. Poi, per compassione, ridimensionò la condanna e le concesse la capacità di ripetere soltanto l'ultimo frammento delle frasi che ascoltava, o che voleva ella stessa pronunciare. Pertanto, anche l'aggettivo per eco sarà femminile: un'eco lontana, un'eco lunga, un'eco chiara, un'eco rapida...).
no: un eco

sì: alcunché
no: alcun che (per evitare confusione in frasi come: Non v'è alcun che voglia tacere.

sì: innanzi tutto
sì: innanzitutto (accettato come unione di grafia [Fonte: Treccani online])

sì: in quanto
no: inquanto

sì: anzitutto
no: anzi tutto (per evitare confusione in frasi come: Non c'è nulla, anzi: tutto.

sì: al di là (nei casi in cui vogliamo esprimere: oltre quel luogo, fisico o mentale, oppure: tralasciando...).

sì: aldilà (soltanto nei casi in cui vogliamo esprimere: l'oltretomba metafisico, metaforico o spirituale.


I punti di sospensione saranno tre, né più né meno.

Qualsiasi altra forma azzardata risulterà scorretta, e faciliterà la fuga della concentrazione, poiché da qualche parte, nella nostra testa è stampata, sempre in agguato, la perfezione che abbiamo assimilato sui libri rispettabili.

Il puntoVirgola, questo sconosciuto.
È un segno utilissimo che, tuttavia, viene puntualmente snobbato dai più. Serve nei periodi lunghi in cui il punto fermo potrebbe distogliere dalla concentrazione quando desideriamo esprimere un tratto tutto d'un fiato.
Vediamo:
«Oggi è stata una giornata bellissima, ho fatto mille cose, tutte ben realizzate; non c'è stato un solo attimo di noia né eventi che potessero distrarmi dalla mia passione: la scrittura. Che bello il ticchettio dei tasti, le lettere che scorrono sulle righe come fossero l'estensione dei miei pensieri; ondate di idee che giungevano limpide e ordinate; una giornata in cui sognavo di essere uno scrittore !».

Serve anche quando vogliamo rafforzare o spiegare il senso della frase o del periodo che va concludendosi:
Ieri, in autostrada, un camionista sembrava alticcio, mi ha tagliato la strada durante un sorpasso; me la sono vista brutta!



El puppappero

po – pò – fà – fa’ - sta' – stà - stò – bè – dò - bhe – n'e – nhe - nè...
Errori comunissimi, ma non per questo trascurabili...
Se scriviamo po oppure , la pronuncia della sillaba non cambia; perché dunque usare un accento senza utilità, e pure scorretto?
Presto detto: un po' è il troncamento di "un poco"; il segno che merita non è un accento bensì un apostrofo che segnala l'omissione di "co".

Fa, se si tratta della nota musicale, va scritto, per distinguo, con la F maiuscola, ancor meglio se: FA.
Gli altri fa sono: un imperativo per la seconda e un coniugato alla terza singolare, e non necessitano di alcun accento; nascono e vivono così poiché, nel tempo, l’imperativo ha perduto anche l’apostrofo.

Sto, verbo, funziona allo stesso modo di fa.
Sta (come sopra)
Ben altra cosa è 'sta, il troncamento anteriore di "questa", una forma dialettale, utile nel discorso diretto qualora il testo preveda un personaggio, appunto, dialettale.

Attenzione, affinché non si creino malintesi o confusione nel testo:
, verbo in terza, va accentato, per distinguerlo dalla preposizione: da
Medesimo accorgimento vale per , verbo all’imperativo, che va accentato affinché sia distinguibile dalla preposizione: di.
Vale anche per: , che sta per giorno, e per: e , distinguendoli - dal pronome e dall'articolo - quando esprimono un luogo.
Vediamo:
«Sta lì un po’ e dì la verità sui fatti di quel dì, se non ti dà fastidio. Puoi andare di là o di qua, ma sarà meglio che tu non ti muova da lì.»

, affermazione, va accentato affinché possa distinguersi con certezza dalla particella nominale si (si fanno... si dice...).

Beh - esclamazione - vive bene così, quando esprime l'incertezza di colui che inizia una frase non avendo chiaro in mente quel che vorrebbe dire e, di fatto, dovremmo usarlo solo seguito da punti di sospensione.
Può avere, però, un'altra accezione, che ne cambia decisamente il significato, nelle forme:
va be' e be'. Anche questi sono troncamenti, di: bene, e necessitano dell'apostrofo, come avviene con: un po'.
Ad inizio frase, sarà corretto:
«Va be', ci siamo».
«Be', ci siamo».
«Va be', siamo pronti!».
«Be', siamo pronti?».
«Va be', partiamo!».
«Be', partiamo?».
«Va be', ma cosa vuoi farci?».
«Be', ma che vuoi farci?».
E in altre occasioni in cui be' significa, senza dubbi di sorta: bene.

Se e
Fatto salvo il se introduttivo del periodo ipotetico, rimane valida una convenzione che riguarda il sé pronominale, ovvero potremmo* scrivere:
se stesso
e...
se stessa
senza l'occorrenza dell'accento.
Altrettanto corretta, poiché nativa, è la scelta di:
sé stesso
sé stessa

sé stessi
sé stesse
.
Tuttavia, nei due casi finali, abbiamo a che fare con "materiale" che può generare confusione in concomitanza degli omografi:
*se (io) stessi...
*se (tu) stessi...
*se (lei) stesse...
Sceglieremo, dunque, la forma che più si addice per scongiurare ogni possibile fraintendimento. Fatta la scelta, dobbiamo - però - mantenerla costante in tutti i tratti in cui li useremo, dall'inizio alla fine, per tutto il testo.
Va da sé, invece, la correttezza, ineludibile, di:
(tenne) a sé
(volle) per sé
(portò) con sé
(parlò) di sé
una faccenda a sé stante
(pensò solo) a sé medesimo
Ognuna delle preposizioni semplici (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra) può precedere il pronominale riflessivo.

Ne e
Una frase, ortograficamente corretta, può essere: «Non ne occorrono altri, né bianchi né neri».
Oppure:
«Ce n'è? Sì, però ne occorrono altri; ne vale la pena».

Ora vediamo:
«Non siamo artisti né politici, ne siamo coscienti. Siamo persone semplici».
Significa che sappiamo di non essere artisti e che non siamo stati eletti poiché siamo persone semplici.
Se invece scriviamo...
«Non siamo artisti né politici, né siamo coscienti; siamo persone semplici».
... significa:
«Non siamo artisti, non siamo stati eletti e non siamo coscienti (stiamo dormendo) poiché siamo persone semplici».
Obiezione, Vostra... Insipienza: le persone semplici non sono necessariamente incoscienti, né dormienti !
Ecco, dunque, cosa può generare un segnetto (non) insignificante come un accento mal collocato.



Fonte: autonoma (me medesimo).
 
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view post Posted on 28/10/2015, 22:52

Gatta Fabulander

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Ho scorso il tuo trattato, ottimo, grazie. Purtroppo credo che nel mondo odierno la cura della Lingua sia vista un po' come una "roba da pallosi", come tutta la cultura, in generale. E da lavotraice della cultura mi spiace davvero molto. C'è di buono per l'Italiano che nessuno si vanterà mai di non saperlo o di essere stato pessimo a scuola in Italiano, cosa che invece la gente fa con la Matematica e l'Inglese: vi è mai capitato? A me spesso, gente che ti guarda ridendo: "Ah, ah, davvero sei laureata in Informatica e insegni matematica? Ah ah, io ero ero una capra in Matematica, mi stava sulle balle! Ah ah! E non so proprio una parola d'Inglese".... Cosa te ne vanti???? Siamo nel 2015, ignorante!

Mi pare, così dopo aver scorso la lista, di attenermi a tutte le regole, tranne (consapevolmente!!) a quella dei tre punti di sospensione, io ne uso 4 e sono consapevole che è sbagliato, ma su questo, per chi legge i miei racconti, dovrà chiudere un occhio.

Lo stesso vale sulla punteggiatura del discorso diretto: lo so che in certi casi, secondo lo standard "precisetto", io la uso sbagliata, ma ho una logica mia, che è appunto tale, cioè logica, a cui mi attendo sempre, senza eccezioni. Diciamo che nessuno mi ha mai dato delle regole fisse e logiche e quindi me le sono costruite da me (ritrovandole, per altro, negli scritti di altre persone!)
In pratica la mia idea è che dentro alle virgolette (rigorosamente «», che mi piacciono di più!) la frase è compiuta e a sé stante, quindi necessita di tutta la punteggiatura di cui avrebbe bisogno in caso non fosse tra «». Esempio: «Quant'è tenera F'Ral.» disse Hoshi. Se ben ricordo (ma avendo inventato regole mie proprie non ci giurerei) il punto all'interno delle «» non dovrebbe esserci, ma dato che per me quella è frase compiuta e se fosse un discorso indiretto vorrebbe il punto, io il punto ce lo metto e non metto la maiuscola dopo perché le «» "assorbono" la frase all'interno, come se fosse un complemento oggetto. Se ci fosse il "!" sarebbe corretto, no? «Quant'è tenera F'Ral!» disse Hoshi. Giusto o sbagliato che sia, questa è un'altra di quelle cose che io userò così e stop.

Stesso discorso, forse in parte derivato dall'uso Inglese, per le maiuscole (lo ammetto, ne uso parecchie, ma in fondo perché no?). Se la parola usata è un aggettivo va minuscola, ad es. "T'Pol è una scienziata vulcaniana". Se è nome va maiuscola: "La Vulcaniana si sedette al timone." Lo stesso vale per Terrestre.

Concordo sul "se stesso / sé stesso", anche se io preferisco usare sempre l'accento (come mi ha insegnato il mio prof di Italiano a suo tempo, motivandolo), soprattutto perché ormai si scrive quasi sempre a computer e, in teoria, "sé" andrebbe accentato se "stesso" va a capo, cosa quasi impossibile da sapere a priori in qualsiasi cosa si scriva al computer. Inoltre anche qui, mi ripeterò, subentra ancora la logica: ha devvero senso togliere l'accento e complicarsi la vita?

Per il "po'" ultramaltrattato (grazie anche ai cellulari: avrò scritto 80000 volte "po'" e ancora non me lo riconosce, ho battuto per sbaglio una volta "vuou" al posto di "vuoi" e ora me lo scrive ogni volta!!) posso solo dire il trucco che insegno ai miei alunni: l'apostrofo è come una lacrima. Si piange quando qualcosa se ne va, poco perse co, pianse e rimase po'.

Ho un dubbio su "sta". Secondo me (ma potrei sbagilarmi, errare è umano e la mia parte felina è solo metà, purtroppo) dovrebbe avere l'apostrofo in caso di verbo alla 2^ persona singolare imperativa, in quanto contrazione di di "stai": "tu sta' lì tranquillo". Chiedo lumi.

Virgole: attendo il tuo "bigino". Mi è capitato proprio nell'ultimo racconto di aver bisogno a "senso" di mettere una virgola prima della e congiunzione, togliendola la frase sembrava strana e "gonfia", mettendola avevo la sensazione di usare le "Oxford commas" (cioè le virgole prima di "and" che in Oxford English sono corrette). Ho quindi cercato online e sul sito dell'Accademia della Crusca (ho perso il link, ma a cercare si trova) ho trovato dei casi in cui, effettivamente, si può mettere, oltre ai casi "logici" tipo: Ieri sono andata a fare una passeggiata, mentre ascoltavo musica, e sono arrivata a Camerlata. (forse non è l'esempio migliore che potrei fare, ma ovviamente ora non mi viene in mente niente di meglio).

Parole straniere: la lingua evolve. Non deve morire, né essere ammalata grave, ma nemmeno sapere di stantio. Non mi vergognerò a dire "mouse", "formattare" (anche se di solito preferisco il termine più ironico "piallare"), un po' di resistenza ce l'ho nell'usare "googlare" o "quotare", e mai dirò "vi lovo". Ricordo che è stato durante il fascismo che c'era la mania di bandire qualsiasi cosa non fosse strettamente italiano, da cui il nome della Standa ad esempio (che era Supermercati Standard), o i film doppiati con i nomi tradotti. Come avrebbero tradotto Fox Mulder e Dana Scully? Volpe Mulder e Donna Scully? >O_______O< (Ecco, le emoticon non toccatemele, soprattutto quelle coi baffi da gatto. ;D) Inoltre alcuni termini inglesi sono tecnici (email, Internet) e quindi impossibili ad tardurre o cmq tradurli in maniera efficace e veloce.

Abbreviazioni: c'è in giro una campagna anti-abbreviazioni che capisco fino a un certo punto. Nessuno si faceva meraviglie nemmeno decenni fa se si usavano abbreviazioni come "n°", "ad es.", ecc. (ecc., appunto!). Ora, io uso spessissimo "cmq", in realtà non tanto per abbreviare, quando perché la parola "comunque" la digito sbagliata 9 volte su 10 (facendo 400 battute al minuto, qualche typo parte!). Ho messo in Word la correzione automatica, scrivo "cmq" e lui me lo trasforma. E' la seconda cosa che faccio quando installo Word (la prima è togliere tutte le spunte a Smart Tag che impallano il programma). Poi sono pienamente d'accordo a bocciare le K al posto delle C, le X al posto di PER. A tutto c'è un limite.

Però non mi formalizzo molto sui "messaggini". Di sicuro non nei "vecchi" SMS, dove lo spazio era talmente scarso (e il costo - a mio parere - così alto) che personalmente li mandavo addirittura scrivendo tutte le parole con la lettera maiuscola iniziale perché così riuscivo a risparmiare sugli spazi, una roba del genere: "CiaoCmStaiOggi?". Lo so, orribile, ma come insegna il grande Asimov, ognuno è legato ai mezzi che ha. Whatsapp ha di sicuro dato più spazio ai messaggi, ma li ha anche resi molto più frequenti, quasi il corrispettivo della telefonata, con gli smartphone che di sicuro aiutano a scrivere è anche più facile, ma non mi impunterei sullo scrivere perfettamente in quei messaggi. Cerco di farlo, ma qualche bestiata ogni tanto parte, soprattutto tra amici.
 
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view post Posted on 29/10/2015, 18:32
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CITAZIONE (MicioGatta @ 28/10/2015, 22:52) 
Ho scorso il tuo trattato, ottimo, grazie. Purtroppo credo che nel mondo odierno la cura della Lingua sia vista un po' come una "roba da pallosi", come tutta la cultura, in generale. E da lavotraice della cultura mi spiace davvero molto. C'è di buono per l'Italiano che nessuno si vanterà mai di non saperlo o di essere stato pessimo a scuola in Italiano, cosa che invece la gente fa con la Matematica e l'Inglese: vi è mai capitato? A me spesso, gente che ti guarda ridendo: "Ah, ah, davvero sei laureata in Informatica e insegni matematica? Ah ah, io ero ero una capra in Matematica, mi stava sulle balle! Ah ah! E non so proprio una parola d'Inglese".... Cosa te ne vanti???? Siamo nel 2015, ignorante!

:lol:
E tu lasciali fare. Lascia che pensino alla cultura come qualcosa di palloso; in un paio di generazioni saranno diventati come i pronipoti dei coloni in "Terra Nova".
Quando matureranno, e si confronteranno con gli abitanti degli altri Stati, sapranno quanto sarà facile, per gli altri, colonizzare gli insipienti... in tutti i sensi.

CITAZIONE
Mi pare, così dopo aver scorso la lista, di attenermi a tutte le regole, tranne (consapevolmente!!) a quella dei tre punti di sospensione, io ne uso 4 e sono consapevole che è sbagliato, ma su questo, per chi legge i miei racconti, dovrà chiudere un occhio.

So anche questo; me lo ricordo benissimo. È una questione di scelta stilistica, e tu puoi. Da brava vulcan tu usi la logica, ergo la coerenza.


CITAZIONE
Lo stesso vale sulla punteggiatura del discorso diretto: lo so che in certi casi, secondo lo standard "precisetto", io la uso sbagliata, ma ho una logica mia, che è appunto tale, cioè logica, a cui mi attendo sempre, senza eccezioni. Diciamo che nessuno mi ha mai dato delle regole fisse e logiche e quindi me le sono costruite da me (ritrovandole, per altro, negli scritti di altre persone!)

Neanche la Crusca ha mai dichiarato regole "matematiche" su questo argomento (salvo quelle di base), e Umberto Eco è stato colui che ha dimostrato come la virgola dopo le congiunzioni ha un meraviglioso effetto di cadenza, di ritmo, di musicalità, sia nel diretto che nella voce narrante. Sto dicendo che altri, prima di lui, lo facevano già ma è riuscito ad imporsi, tracciandone uno stile innovativo che gli dà ragione a palate.
Quando ti posterò il pezzo sull'interpunzione, vedrai che – almeno – una regola logica c'è: qualsiasi tratto che si trovi tra due virgole dovrà risultare sempre cancellabile, senza nulla togliere al senso compiuto della frase, fino al raggiungimento del punto fermo.


CITAZIONE
In pratica la mia idea è che dentro alle virgolette (rigorosamente «», che mi piacciono di più!) la frase è compiuta e a sé stante, quindi necessita di tutta la punteggiatura di cui avrebbe bisogno in caso non fosse tra «». Esempio: «Quant'è tenera F'Ral.» disse Hoshi. Se ben ricordo (ma avendo inventato regole mie proprie non ci giurerei) il punto all'interno delle «» non dovrebbe esserci, ma dato che per me quella è frase compiuta e se fosse un discorso indiretto vorrebbe il punto, io il punto ce lo metto e non metto la maiuscola dopo perché le «» "assorbono" la frase all'interno, come se fosse un complemento oggetto. Se ci fosse il "!" sarebbe corretto, no? «Quant'è tenera F'Ral!» disse Hoshi. Giusto o sbagliato che sia, questa è un'altra di quelle cose che io userò così e stop.

Come darti torto? Anche questa è una scelta di stile. Ma hai anche ragione dal punto di vista logico (ho scritto un pezzo anche su questo argomento). L'uso che ho fatto del punto all'interno delle sergenti è una mia resa personale davanti a decine di scelte editoriali che vedo in un mucchio di libri. Non è corretto, ma lo fanno. I ragazzi mi chiedono: ma perché in molti romanzi vedo che il punto sta nelle virgolette? Rispondo come sopra.

Di questi tempi ne vedo spesso un'altra: il diretto esposto così:
– Ma dove vai?
– A farmi un sonnellino! Rispose l'altro.

Si è diffuso, quasi dilaga, ma non mi piace, neanche un po'! :hmm:


CITAZIONE
Stesso discorso, forse in parte derivato dall'uso Inglese, per le maiuscole (lo ammetto, ne uso parecchie, ma in fondo perché no?). Se la parola usata è un aggettivo va minuscola, ad es. "T'Pol è una scienziata vulcaniana". Se è nome va maiuscola: "La Vulcaniana si sedette al timone." Lo stesso vale per Terrestre.

Ineccepibile. :mieialunni:


CITAZIONE
Concordo sul "se stesso / sé stesso", anche se io preferisco usare sempre l'accento (come mi ha insegnato il mio prof di Italiano a suo tempo, motivandolo), soprattutto perché ormai si scrive quasi sempre a computer e, in teoria, "sé" andrebbe accentato se "stesso" va a capo, cosa quasi impossibile da sapere a priori in qualsiasi cosa si scriva al computer. Inoltre anche qui, mi ripeterò, subentra ancora la logica: ha devvero senso togliere l'accento e complicarsi la vita?

Lo faccio anch'io: accento = sempre. La scelta di non usarlo (primi due esempi, non in verde) proviene da una concessione che davano alla Crusca, ma io non ci sto: la regola deve vincere, quindi accento, sempre. Ecco perché mi sono dilungato con le casualità contestuali.

CITAZIONE
[...]
Ho un dubbio su "sta". Secondo me (ma potrei sbagilarmi, errare è umano e la mia parte felina è solo metà, purtroppo) dovrebbe avere l'apostrofo in caso di verbo alla 2^ persona singolare imperativa, in quanto contrazione di di "stai": "tu sta' lì tranquillo". Chiedo lumi.

Mi auto-cito:
CITAZIONE
... nascono e vivono così poiché, nel tempo, l’imperativo ha perduto anche l’apostrofo.

Quella che era una regola ineludibile, ora appare come un vezzo.


CITAZIONE
Virgole: attendo il tuo "bigino".
[...]

Lo farò.

LL&P \\//_
 
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view post Posted on 29/10/2015, 20:47

Gatta Fabulander

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CITAZIONE (Axum @ 29/10/2015, 18:32) 
So anche questo; me lo ricordo benissimo. È una questione di scelta stilistica, e tu puoi. Da brava vulcan tu usi la logica, ergo la coerenza.

Esatto, la coerenza ha la sua importanza. Ad es. qui (e direi anche tu, visto il titolo dell'altro post) noi usiamo l'articolo davanti al nome, ben sapendo che è sbagliato. Quando scrivo non lo uso, a meno che non debba indicare un "dialettismo" (ad es. ogni tanto faccio dire a Trip "la Gracie" riferito a sua madre, in certi contenti, perché in originale Trip usa lo slang della Florida. Non potendolo rendere in italiano, io gli faccio usare il mio slang ;D).

CITAZIONE
Neanche la Crusca ha mai dichiarato regole "matematiche" su questo argomento (salvo quelle di base), e Umberto Eco è stato colui che ha dimostrato come la virgola dopo le congiunzioni ha un meraviglioso effetto di cadenza, di ritmo, di musicalità, sia nel diretto che nella voce narrante. Sto dicendo che altri, prima di lui, lo facevano già ma è riuscito ad imporsi, tracciandone uno stile innovativo che gli dà ragione a palate.

Verissimo. Ok, poi io sinceramente non son riuscita mai a leggere Eco, ma non perché lo ritenga un cattivo autore, ma perché certi tipi di libro proprio non mi prendono e non riesco a leggerli. Può essere bravissimo, ma è la mia forma mentis che non si allinea.


CITAZIONE
Di questi tempi ne vedo spesso un'altra: il diretto esposto così:
– Ma dove vai?
– A farmi un sonnellino! Rispose l'altro.

Si è diffuso, quasi dilaga, ma non mi piace, neanche un po'! :hmm:

Nel tipo di scrittura che uso io (che sottolineo: scrivo per divertirmi. Poi se anche qualcun altro si diverte a leggermi bene, ma non ci guadagno nulla se non divertimento.) non mi troverei per niente bene a usare il "trattino", che però viene usato praticamente in tutti i libri (o quasi) che leggo. Io ho bisogno di delimitare (e sempre allo stesso modo) il discorso diretto. Se usassi il "-" lo userei come le virgolette, tanto che per il pensiero uso il doppio trattino.

--Com'è bello!-- pensò T'Pol guardando Trip.

Potrebbe funzionare benissimo anche:

«Com'è bello!» pensò T'Pol guardando Trip.

ma per me la voce parlata sta tra le «».

O anche

"Com'è bello!" pensò T'Pol guardando Trip.

ma le "" le uso all'americana, inteso come "si fa per dire" (oppure come "ti sto scrivendo il titolo di un libro/film").

Ad esempio: Trip vide i resti del motore rotto e disse: «Che bel "motore"!»

F'Ral guardò sul monitor e disse: «Mi attira "Il Gatto con gli Stivali".»

Inoltre uso segni prima e dopo le «» per indicare che chi sta parlando, parla in un'altra lingua: i personaggi non capiscono cosa sta dicendo, mentre è importante che il lettore lo sappia.

«^Trip è molto tenero, vero?^» disse Hoshi, parlando in Caitian.
«^E tenerissimo!^» rispose F'Ral.
Trip le guardò: «Ma cos'è che state dicendo?»

Il simbolo ^ è riseravto al Caitian perché ricorda le orecchie dei gatti ;)

Diciamo che il tutto per me deve essere molto visivo, forse perché un tempo aspiravo a disegnare fumetti, più che a scrivere, poi mi sono accorta che sarebbe stato più facile per me imparare a scrivere in modo comprensibile che a disegnare in modo comprensibile....


Inoltre c'è un legame anche con il .TXT, io ho usato per anni un computer con DOS 3.3, i formati di file erano ben pochi, FW4 e TXT andavano per la maggiore. Quindi tendo a evitare di usare corsivo, grassetto, sottolineato, ecc., perché vanno persi nel TXT. Per me rendere nel TXT quel che voglio "far vedere" è molto importante, quindi se devo dire che uno sta urlando scriverò: «AIUTOOOO!», tutto maiuscolo.



CITAZIONE
Mi auto-cito:

Pardon, mi ero persa il pezzo!


Lancio una sfida: la doppia negazione.
 
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view post Posted on 29/10/2015, 21:30
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Non che la sfida non mi piaccia... :D

Vado a nutrirmi.

Miaaao ... ehm... Ciaaao!
 
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view post Posted on 30/10/2015, 13:04

Gatta Fabulander

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Le Oxford commas:

http_wp_prod_02_distractify_com_wp_content_upl
 
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