Fabuland

L'interpunzione, Pulcinella metteva tutto alla fine della lettera

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 30/10/2015, 21:06
Avatar

duplo user

Group:
Member
Posts:
548
Location:
Verona

Status:


Carissimi,

l'argomento è spinoso ma non fa male alcuno; non punge.


Il punto e virgola

Ecco, nella frase sopra, il meno conosciuto tra i segni d'interpunzione: il punto e virgola. Ormai risibili le altre sue, obsolete, definizioni: punto coma e punto acuto.
A titolo di mero compiacimento, c'è da dire che il segno nasceva così: .,

Sebbene in via di estinzione forzata, il punto e virgola (in seguito: p.v.), fa "stile" poiché aggiunge leggibilità e ci dà più strumenti da usare.
In tempi ormai remoti si usava principalmente nelle locuzioni sostantivali:
Carta da giornale; colla di farina; acqua pulita; sole e tanta lena. Ecco gli ingredienti per la cartapesta!

Oggi funge da - ottimo - separativo nei periodi "tutto d'un fiato"; eccolo con uso estremizzato:
Scrivevo come un fulmine; le dita scorrevano autonome; i pensieri fluivano limpidi e numerosi; erano lineari; giungevano come onde costanti; ieri mi sentivo uno scrittore.

Così come nella frase iniziale, in quest'ultima abbiamo usato il p.v. anche per concludere, per focalizzare nell'ultima frase il concetto che spiega l'anima di tutto il periodo. Possiamo usarlo, dunque, prima della frase conclusiva qualora la stessa abbia le vesti del riassunto di ciò che vogliamo - accoratamente - trasmettere al lettore.

In altri casi la frase conclusiva, preceduta dal p.v., sarà una sorta di chiarimento rafforzativo per tutto ciò che abbiamo scritto prima:
Era stanco perché aveva camminato a lungo. Sentiva che le gambe l'avrebbero abbandonato presto, ma doveva proseguire; mancavano soltanto cinquecento metri.
In questa, il p.v., ha funto da: "poiché", e ha rivelato quel che ha spinto il soggetto al sacrificio, ovvero: camminare a lungo, senza mai fermarsi.

Non siamo obbligati all'uso del punto e virgola; possiamo farne a meno tutte le volte in cui ci sentiamo insicuri sulla buona collocazione. Usiamolo come il sale: quanto basta, e solo nei casi in cui pensiamo che possa aggiungere scorrevolezza.




Il punto fermo

Non è mai un "optional" poiché si tratta del segno più importante.
Quando una proposizione principale ha molte subordinate, ci faremo del bene se useremo il punto a favore della concentrazione del lettore.

Prima versione:
Doveva spiegare a sua nipote il motivo della prolungata assenza, e disse al giardiniere di attendere fuori dalla porta e magari tagliare l'erba cosicché il frastuono della tosatrice coprisse le parole che intercorrevano tra lui e la parente preoccupata da ciò che la ragazza aveva interpretato come la scomparsa dello zio preferito che, secondo lei, si era allontanato a causa sua.

Seconda versione, con la tecnica della separazione:
Doveva spiegare a sua nipote il motivo della prolungata assenza. Disse al giardiniere di attendere fuori dalla porta e magari tagliare l'erba. In tal modo il frastuono della tosatrice avrebbe coperto le parole che intercorrevano tra lui e la parente preoccupata. La ragazza aveva interpretato la scomparsa dello zio preferito con un'idea: si era allontanato a causa sua.

Nulla che stia alla destra di un punto fermo potrà iniziare in minuscolo




La virgola

Detta anche piccola verga, la virgola rappresenta uno dei segni più importanti poiché offre una versatilità considerevole. Ciò non significa che "possiamo usarla come ci pare", bensì: "offre il più gran numero di applicazioni". Tuttavia, è il segno più ambiguo e meritevole di attenzione.
La virgola separa e unisce, sottolinea il senso logico delle frasi, lo determina, segnala le pause brevi, isola gli incisi, evidenzia le singole parole, suggerisce al lettore il tono della voce, e quando non c'è... lampeggia.

Una virgola, se mal collocata, è in grado di stravolgere l'intero senso di una frase e, talvolta, quello di un intero periodo, compresi i concetti intrinsechi.


Esaminiamo:
Il conte Vlad si nutriva, di sangue umano e bovino, era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio, allo scoccar della mezzanotte, le vittime, impaurite, tremavano, nei vicoli bui della città.

Quella punteggiatura segnala che:
Il conte Vlad si nutriva, (sì, lo fanno tutti)
di sangue umano e bovino, (egli era un mezzo sangue, un ibrido tra uomo e toro)
era l'unico cibo per i vampiri affamati. (il conte, verosimilmente il suo corpo, rappresentava l'unica fonte di cibo per qualsiasi vampiro in stato di digiuno. Non dunque un predatore, bensì l'unica preda... per i vampiri.

Egli, a causa della prima virgola, non è Dracula il transilvano bensì un succulento, nonché sfortunato, minotauro, titolato conte, corrispondente al nome: Vlad. Usciva dal giaciglio, (certo, per andare in giro, doveva pur farlo)
allo scoccar della mezzanotte, (be', sì, alle 0:00, ma, caro scrivente: cosa succede alle 0:00? La tua terza virgola ha interrotto il discorso e ha fatto sparire il soggetto della frase)
le vittime, impaurite, tremavano nei vicoli bui della città. (ah, forse il soggetto è le vittime. Se sì, allora: non prima, né dopo la mezzanotte, soltanto in quei pochi secondi, forse: le vittime, impauirite... da chi o da che cosa, da Vlad la preda? Ma no, il soggetto, stando a quel che segue, non è "le vittime". Insomma: chi erano quelli che... tremavano nei vicoli bui della città?

Facciamo un po' d'ordine:
Il conte Vlad si nutriva, di sangue, umano e bovino,: era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio, allo scoccar della mezzanotte,. l Le vittime, impaurite, tremavano, nei vicoli bui della città.

Scremato, senza le cancellature e senza le sostituzioni:
Il conte Vlad si nutriva di sangue, umano e bovino: era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio allo scoccar della mezzanotte. Le vittime, impaurite, tremavano nei vicoli bui della città.

Ora significa che:
Il conte si nutriva, senza far lo schizzinoso, di sangue umano e di sangue bovino. Allo scoccare della mezzanotte si levava dal giaciglio. Le vittime potenziali, vedendolo, si impaurivano, tremavano e si nascondevano nei vicoli bui.

Esiste un metodo che ci facilita la certezza in fatto di posizione delle virgole:
Tutto ciò che sta all'interno di due o più virgole dovrà risultare omissibile (cancellabile) senza che la frase o il concetto subiscano interruzioni della compiutezza


Facciamo qualche esempio:
Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.


Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.


I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

I due si avvicinarono, eErano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, cCon le sole parole, lui aveva avuto la meglio.


I due punti
Alessandro Baricco ci concede: "il duepunti".


Lo definisce così: una micro sospensione del tempo e una solenne apertura a qualche mondo parallelo.
Come dargli torto? Parola sua, detta a modo nostro: questo segno di interpunzione nacque nel momento in cui si volle creare un nuovo strumento per aprire i dialoghi diretti. Con la complicità delle virgolette si ebbe il modo di dare voce ai parlanti. Tuttavia il metodo: duepunti, apri virgolette è pressoché scomparso.

Il duepunti: annuncia, promette, prepara, e amplia la percezione del concetto.


Immediato, un esempio di buon uso del duepunti. Pensate: questo autore, al tempo, aveva 13 anni.
Si tratta dell'incipit.

Non c’era dolore; neanche un po’. Jimi aveva sempre immaginato la morte così, ora sapeva che non si era sbagliato: la morte era quiete, nient’altro che silenzio.
~~~
L'autore ci prepara con una negazione che, al tempo stesso, ci mantiene sereni: l'assenza di dolore fisico. Immediatamente dopo ci "ribalta" con la più tetra delle parole. Da ultimo, con l'uso del duepunti, ci spiega cosa sta accadendo, e lo fa con estrema chiarezza, con pochissime parole, ampliando il pensiero del suo personaggio: ecco cosa succede oltre la vita.

A ruota, quest'altro ne aveva 14.
Pensare che un tempo ero buona. Io volevo bene a tutti, anche a quelle bambine, sì: io andavo al catechismo, frequentavo la chiesa, ma io ci credevo.
~~~
Il personaggio fa un excursus del suo passato; ricorda com'era. Poi l'autore, con perizia, usa un bell' "Io" iniziale, tipico del parlar degli infanti, ci conduce ad un'affermazione netta e... bang, lancia la confessione del personaggio attraverso il duepunti, che si presta come fosse un varco, uno sbocco: voleva bene a tutti, anche se, al contrario di lei, le altre bambine andavano in chiesa per mera inerzia.

Potremmo usare il duepunti più volte – anche di seguito – nel medesimo periodo, ma sarà meglio non farlo, perché il lettore perderebbe il filo, poi la concentrazione, e passare a un altro svago a cavallo di uno sbadiglio.


I trattini lunghi per l'inciso

L'inciso è delimitato da due trattini lunghi e spaziati; sostituisce con eleganza le parentesi ma non sempre. L'unica accortezza, per far sì che il lettore non perda la preziosa concentrazione, consiste nel mettere all'interno dell'inciso una, due, talvolta tre o quattro parole, e l'eventuale punteggiatura che potrebbe aiutare la composizione dello stesso.

Esempio:
Il re di quella terra – eredità paterna – proclamò nuove leggi a favore dei sudditi. Pertanto visse a lungo e in pace. La regina gli donò sette figli – tutti leciti –, due dei quali erano maschi, entrambi potenziali eredi al trono. Il vecchio scelse il più saggio, e affidò al più impulsivo la cura delle scuderie finché – anch'egli – non ebbe dimostrato l'assennatezza che si addice ad un principe.


Le parentesi

Come fossero le ganasce di una pinza, le parentesi meritano la costante chiusura, ovvero: useremo sempre quella di apertura e quella di chiusura.

Croce e delizia, le parentesi sono la dannazione dei lettori frettolosi.

Un contenuto in parentesi, che risulti molto lungo, genera tedio anche nei lettori più pacati. Usiamole in dosi "umane".
Tuttavia, nella narrativa, potremmo, anzi, dovremmo privarcene del tutto, sia perché fanno sembrare il testo alla stregua di un manuale, e sia perché trasmettono una sorta di tono confidenziale "tu ed io", sussurrato.
Come sappiamo, a meno che il libro non comprenda un'autentica voce narrante, dichiarata fin dall'incipit, dovremmo evitare le parentesi perché "smascherano colui che scrive", trasformandolo in un commentatore di sé stesso, di quel che egli pensa in modo diretto. Lo scrittore dev'essere invisibile; deve parlare e mostrarsi esclusivamente attraverso i suoi personaggi, altrimenti "buca la bolla dell'immaginazione" e trasforma il libro in una "chiacchierata" tra chi scrive e chi legge.
Ecco un tentativo per tradurre il concetto:
Quel giorno a Parigi c'era caldo (ma di solito faceva freddo) e Jean pensò di recarsi al mare. Partì per Marsiglia e raggiunse la spiaggia (sporca e in disordine). Il ragazzo, senza indugiare, si tuffò nell'acqua bassa e batté un ginocchio (c'erano gli scogli, sul fondo).

Ora riflettiamo: quanto può essere inopportuno un autore che "ti parla all'orecchio", lasciando in secondo piano il suo stesso personaggio? In quei casi sembra di essere in due, più i personaggi veri. Come facciamo ad entrare nella magica bolla dell'astrazione che un buon libro sa creare?
Se siamo d'accordo, allora questo è ciò che possono generare le parentesi in un racconto, o in generale, nella costruzione di un qualsiasi narrato.

Magari risulta migliore in quest'altro modo:
Quel giorno, anziché il solito freddo, a Parigi c'era caldo, e Jean pensò di recarsi al mare. Partì per Marsiglia e raggiunse la spiaggia, a malincuore la scoprì sporca e in disordine. Il ragazzo, senza indugiare, si tuffò nell'acqua bassa e batté un ginocchio sul fondo; c'erano gli scogli.


Una citazione quasi bicentenaria:
G. Leopardi, che scriveva nel 1820 a Pietro Giordani: Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l'avarizia de' segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt'un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura.


Fonte autonoma (me medesimo).
 
Top
view post Posted on 30/10/2015, 22:15

Gatta Fabulander

Group:
Administrator
Posts:
3,284

Status:


Ottima guida, come la precedente.

Personalmente posso dire che faccio un po' fatica a usare il ";", non mi viene "bene" (così me li detta la mia collega, quando stiliamo i giudizi analitici), se non per gli elenchi e per la programmazione di pascaliana rimembranza (anche in Java, se ben ricordo). Io l'ho sempre considerato una via di mezzo tra il punto e virgola, mentre mi pare che nei paesi anglofoni sia una "mezza virgola", una "short comma".

I trattini li uso esattamente così, compresa la virgola subito dopo, se serve.

I due punti li uso molto come spiegazione e per qualche strana ragione (magari tu me la sai spiegare) non li "nidifico" mai, cioè non metto mai due volte i due punti in una frase. Del tipo: Avevo visto quel gatto: era molto bello, assomigliava alla mia Enya: e voi sapete quanto adori la mia gatta! 'Sta roba mi stona, non per il senso ovviamente, ma per i 2 due punti. Il "due punti aperte le virgolette" qualche volta mi esce, ma spesso più per spiegazione che per altro, perché Egli disse: "Vi saluto." mi sa di vecchio. Li uso anche per le ore. Sono le 21:30, perché il punto semplice per me è la fine della frase (e avete mai provato a farvi leggere dal sintetizzatore vocale una frase in cui i punti sono sbagliati? E' angosciante.) o la fine di un nome di un file. Per questo non uso mai il punto all'interno del nome del file, per me il punto significa: "da qui in poi c'è l'estensione".

Riguardo alle parentesi, hai messo perfettamente in parole il mio pensiero. Non ho (quasi?) mai usato le parentesi nei racconti con l'autore "onniscente", proprio per la sensazione che fosse un "parlare in più" che non andava bene. Ho ripreso quando sono passata alla prima persona (presente o passato), dove il protagonista racconta e quindi le () "ci stanno", senza abusarne ovviamente. Naturalmente le uso anche per tutte quelle parti "accessorie" al racconto (autori delle epigrafi, note, ecc.). Ad es., quando uso il personaggio di Ravis (che se non erro era della stessa specie di Axum), alla fine del capitolo tra () scrivo che, per chi non se lo ricordasse, è l'alieno con cui Hoshi va a letto in "Due Giorni e Due Notti". Tutti quelli che l'han letto mi han risposto: "Meno male che l'hai detto, perché chi si ricordava il suo nome!". Ecco un esempio di parentesi usate da me in un racconto in prima persona presente:

Non ho mai conosciuto nessuna persona che si fosse addormentata durante quel film. Abbandonato la visione perché troppo spaventosa, girato canale per vedere il notiziario (questo lo fa mio padre in continuazione, è una delle cose che fa imbestialire mia madre), o lasciato per andare in bagno o prendere da bere. Ma nessuno si addormenta su quel film.
(Da "I Naviganti 23: Someone to Watch Over Me")

Comunque, un tempo conoscevo una ragazza che usavai "?" a caso. Un giorno su un biglietto di auguri aveva scritto: "Buona Natale?!" >O.o< Credo che si sia laureata in Lingue, anche se talora mi chiedo come abbia fatto. Come d'altra parte non so come abbia fatto a laurearsi in Italiano (in Cattolica) una collega che avevo anni fa che diceva "semaforo" e sosteneva che si scrive "pò" perché nessuno in 10 anni di scuola+università gliel'aveva mai corretto (non so quale delle cose sia più preoccupante). Infine, un tempo mi son presa una valanga di insulti da un tipo che sosteneva che "pò" si scrive con l'accento perché parola tronca, mi aveva scritto: "non capisci niente, è tronca, più tronca di così non si può, quindi vuole l'accento". Ho troncato la discussione (non si discute mai con un idoita), ma avrei voluto chiedergli se, essendo "un" davanti a parola femminile parola tronca (quindi un') dove trovava la lettera n con l'accento (sì, so che in alcune lingue esiste, ma in Italiano no!.... E pure , se proprio vuole!)

Infine riferendomi alla scrittura in generale, preferisco quegli scritti "immediati", non troppo descrittivi (Asimov, King, per fare due esempi stranieri, i loro libri si "bevono", anche se lunghi - consiglio "Il Miglio Verde" di King, "Notturno" e tutti i racconti di Asimov, io li ho letti e li rileggerò!). Non sopporto quei libri in cui il protagonista mette il piede sulla soglia e, dopo 200 pagine, è ancora lì, nel frattempo l'autore ha descritto tutta la stanza, il panorama, l'abbigliamento, le mutande dei presenti, la storia pregressa di ogni singolo personaggio nella stanza, la carriera scolastica del nonno del protagonista e del cameriere che gli ha servito la pizza due mesi prima. E cosa davvero serve delle 200 pagine alla trama? Circa 5 righe. Mi ricorda un po' i cartoni animati giapponesi, in particolare mi riferivo a "Lady Oscar", dove i vari personaggi - che sono uno più becero dell'altro - si fermano in mezzo al ballo a parlarsi e intorno il mondo si congela. Ma i Gem Boy fanno notare che c'è anche in "Holly e Benji": Io credevo che un giocatore fosse concentrato solo sul pallone, questi invece hanno lunghi flashback, ma l'avvesario nel frattempo dov'è?

Gertrude Stein diceva "Una rosa è una rosa è una rosa", e molti intendono questo verso come "è inutile che passi 40 pagine a descrivermi com'è quella tal rosa: è una rosa". Se d'altra parte non concordo con quel pedagogista (purtroppo non ricordo il nome) che reputava una cosa oscena i libri illustrati per bambini perché si sostituivano alla fantasia del bambino (io sono cresciuta a fiabe sonore, eppure credo che nessuno possa dire che non ho fantasia: non saprò scrivere, ma la fantasia c'è!), penso anche che l'autore debba lasciare qualcosa all'immaginazione del lettore.

Poi naturalmente dipende dai gusti, ma continuo a pensare che un po' losi debba lasciare all'immaginazione.
 
Web  Top
view post Posted on 31/10/2015, 00:17
Avatar

duplo user

Group:
Member
Posts:
548
Location:
Verona

Status:


Sei un vulcano di Vulcanooo! Sono dieci minuti che mi sto sbellicando dalle risate. :lol: :lol: :lol:

Le descrizioni? Ne parlo in un modo che forse rimane impresso. Dico loro: cos'è, la lista della spesa?
Poi mi rimetto in modalità serio e spiego che se solo uno di quei dettagli non avrà – in seguito – un motivo valido per esistere, il lettore tenterà di strangolarti, perché il lettore attento è affascinato dalle aspettative risultanti dalla X descrizione. Se non lo fai, lui s'imbufalisce. Show, don't Tell. È una di quelle cose ultra difficili da far capire, perché pensano che mostrare significhi scrivere sui dettagli. :sick:
Per continuare, uso la metafora del tessuto, della benedetta trama, e spiego che ogni dettaglio o descrizione inutile si trasforma in una sfilacciatura; e le sfilacciature non piacciono a nessuno, nemmeno agli straccioni.
Poi, per accanirmi, uso questa premessa: giacché ogni forma d'arte nasce dal vergare di un calamo, per fare un film serve dapprima una penna.
I registi, quando un dettaglio è importante fanno un primissimo piano, proprio sul dettaglio. Poi, durante il prosieguo, lo ripescano e lo fanno diventare un fattore determinante. Se il regista fa un primissimo piano sulle scarpe, o sui lunghi capelli biondi, lisci e setosi che le scendevano lungo la schiena diafana... e poi non li fa valere per i fatti del film, allora lo spettatore si mette a fischiare all'italiana!

Ossignur, come mi diverto parlando di queste cose con te. :lol:
 
Top
view post Posted on 31/10/2015, 10:51

Gatta Fabulander

Group:
Administrator
Posts:
3,284

Status:


^_^ Sono vagamente logorroica, talora. Lo so.

Mio fratello, bibliotecario e divoratore di libri fin dalla primaria, un giorno ha detto che per un libro (in genere) bastano 200/250 pagine. Di più non servono. Poi ci sono valide eccezioni, il sopracitato "Notturno" di Asimov e Silverberg è un malloppo di.... credo 400 pagine.... ma ogni pagina è una delizia. Io non leggo praticamente mai un libro due volte, soprattuto se così lungo (anche perché sono purtroppo lenta nella lettura), ma "Notturno" l'ho bevuto due volte. E prima o poi lo leggerò ancora!

Poi va a gusti, una delle "accuse" che più si fa ai miei scritti è che c'è poco approfondimento proprio sulle descrizioni fisiche e psicologiche (mentre proprio l'autore dei disegni dice di non aver mai letto fanfic con un approfodimento psicologico fatto meglio). Io sinceramente me ne "strabatto", come si suol dire, per due motivi: a cosa serve la descrizione fisica di T'Pol che l'avete vista in 99 episodi in TV? (Certo che se cerchi la fanfic porno, stai leggendo l'autrice sbagliata.) Ovvio che questo può non valere per personaggi originali, però una volta che dico che F'Ral è una felinoide di un metro e mezzo, col pelo tigrato arancione e gli occhi verdi.... cos'altro devo dire? Se mi serve aggiungere qualcosa, lo dirò nel momento in cui serve. Faccio un esempio assurdo, ma se in Nav24 ti dico che le piace ballare, mica poi lo posso dare ancora per scontato in Nav34: devo ripeterlo. Allora perché buttare lì un'informazione a casaccio?
Per le descrizioni psicologiche è un po' più complesso, cerco di approfondire, naturalmente uno che vuol trovare il pelo nell'uovo, ce lo mette.

E poi io son sempre di quest'idea: lasciare qualcosa all'immaginazione non è poi tanto male.

Edited by MicioGatta - 1/11/2015, 17:37
 
Web  Top
3 replies since 30/10/2015, 21:06   148 views
  Share